La donna


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Prima guerra mondiale

Storia

Nel 1914, con la prima guerra mondiale, le femministe sospendono le loro rivendicazioni per compiere il loro dovere di donne, mettendosi così alla prova svolgendo una funzione di supporto sia al fronte come crocerossine ausiliari, sia nel Paese, nelle fabbriche e nei campi, nei posti di lavoro riservati fino ad allora agli uomini.


A proposito di crocerossine voglio ricordare, Margherita Kaiser Parodi Orlando (Roma, 16 maggio 1897 – Trieste, 1 dicembre 1918) decorata con la medaglia di bronzo al valor militare ed unica donna sepolta al Sacrario Militare di Redipuglia.

Durante la guerra, Margherita, prende servizio come crocerossina presso la Terza Armata sul fronte orientale. Appena diciottenne, parte con la madre Maria e la sorella Olga per l’ Ospedale CRI di Cividale nel Friuli. Nel maggio 1917, si trova sotto bombardamento nell’ospedale e finita la guerra continua il suo lavoro a Trieste dove muore di spagnola.
Margherita è decorata al valor militare con la medaglia di bronzo il 19 maggio 1917, con la seguente motivazione per essere rimasta al suo posto mentre il nemico bombardava la zona dove era situato l’ospedale cui era addetta. Sulla lapide è riportata la seguente scritta:
"A noi, tra bende, fosti di Carità l'Ancella,?Morte fra noi ti colse. Resta con noi sorella ".

La prima guerra mondiale è un potente mezzo per l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, perché le donne sostituiscono per quattro anni gli uomini partiti per il fronte, in tutte le professioni, comprese quelle più faticose.
Donne con lunghi capelli raccolti, con i vitini da vespa, guidano tram, lavorano al tornio facendo proiettili, montano fucili, si occupano dei raccolti.
Le signore lasciano i loro larghi cappelli e i loro boa per vestire la divisa da infermiere e le ragazze lavorano nelle fabbriche di esplosivi.
Tutto cambia quando gli uomini tornano dal fronte: la stampa le dipinge come coloro che sottraggono il lavoro agli uomini e sono incoraggiate a tornare all’interno delle mura domestiche, per liberare i posti di lavoro per gli uomini.
Una volta deposte le armi, tutti sentono il bisogno di pace e di sicurezza.
L'esigenza di trovare un lavoro per i reduci spinge talvolta al licenziamento rapido e completo delle donne dalle occupazioni che hanno ricoperto, anche se in alcuni settori, per esempio nel terziario, la loro presenza continua a resistere.
La difficoltà di trovare lavoro scatena la guerra dei sessi che naturalmente è perduta dalle donne, che solamente per un breve periodo ebbero diritto al sussidio di disoccupazione.
La sconfitta dell’occupazione femminile è rilevata solo nel 1921, data in cui risultano occupate nell’agricoltura 3 milioni di donne, nell’industria un milione e 173.000 in meno rispetto al 1913, mentre le donne inattive sono 14 milioni.
La retorica dominante è infatti quella che prescrive alle donne il rientro nei ranghi, nei ruoli familiari, nei compiti procreativi e materni.


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