La donna


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Condizione delle donne afghane

Geografia

La ragazza dai tristi occhi di ghiaccio


La mia foto preferita è quella scattata dal fotografo del National Geographics Steve McCurry diventata formosa come " La ragazza afgana”. La foto fu scattata in un campo profughi di Peshawar nel 1985 ai tempi dell'invasione russa. Essa ritrae l'orfana dodicenne Sharbat Gula . L'espressione del suo viso, con i suoi occhi di ghiaccio, resero ben presto l'immagine celebre in tutto il mondo e divenne una sorta di simbolo dei conflitti afgani degli anni ottanta e simbolo della sofferenza di un’intera generazione di donne afgane. Nel 2002 Steve McCurry tornò nel campo profughi di Nasir Bagh in Pakistan, dove era stata originariamente scattata la foto. Lì tra migliaia di donne nascoste dal burqa, il team di National Geographic ritrovò quella ragazz, Sharbat Gula, oggi madre di famiglia. Per avere la certezza dell’identità di Sharbat, National Geographic si avvalse di tecniche di alto livello scientifico come l’analisi dell’iride e il metodo del riconoscimento facciale sviluppato dall’FBI. La National Geographic Society ha, inoltre, deciso di creare in nome di Sharbat Gula uno speciale fondo di assistenza per le donne afghane che lavorerà in collaborazione con organizzazioni umanitarie e con le autorità locali per l’implementazione di programmi di assistenza.

La condizione delle donne afghane


Nel paese dei talebani, le donne sono usate solo per perpetuare la specie, soddisfare i bisogni sessuali degli uomini e occuparsi delle pulizie domestiche; in base ad alcuni "illuminanti" versetti del corano: “le vostre donne sono come un seme da coltivare e quindi potete farne quello che volete" (2:223).
Gli uomini hanno potere assoluto sulle donne e queste sono private di ogni diritto: dietro ai loro burqa, i soffocanti veli integrali che le ricoprono da capo a piedi, non possono neanche vedere, respirare, parlare, ridere, liberamente e se malauguratamente i loro passi giungono all'udito di un uomo, rischiano di essere fustigate pubblicamente per il ludibrio delle folle.
Private di un volto, di una voce, di libertà di movimento, della stessa dignità di essere umano, non contenti i talebani le hanno private anche del pensiero
e della volontà.
Le donne che fino al 1994, anno in cui i talebani hanno preso il potere, esercitavano la professione di medico, ingegnere, infermiera o qualunque altro mestiere, sono state nascoste dietro il burqa e segregate in casa sotto lo stretto ed asfissiante controllo degli uomini, con i vetri oscurati per evitare che qualcuno, da fuori, possa scorgerle, picchiate brutalmente per ogni minima violazione della particolare legge coranica riconosciuta dai talebani.
Costrette a queste insostenibili condizioni di vita, molte donne si lasciano morire, altre si suicidano, anche dandosi fuoco, quando ad appiccarlo non è lo stesso marito, oppure muoiono per mancanza di cure mediche, visto che non possono essere visitate da medici uomini e le donne non possono più studiare e lavorare…altre sono afflitte da comprensibili problemi psichici.



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